Blog indipendente di critica sugli artifizi semantici del regime. Fino a che significherà qualcosa, l’autore invoca la protezione dell’art. 21 della Costituzione Italiana.

Ogni articolo di DisSENSO riporta la citazione di una scena di un qualche film che, in qualche modo, ha corroborato, amplificato o illustrato il concetto espresso con le parole. In questa sezione ho pensato di raccogliere tutte quelle scene e dare vita a un’antologia di lezioni (sprecate) di vita impartitemi dal cinema. La trovate anche come playlist su YouTube

The Big Short (2015), Adam McKay

Non so se posso dire di aver davvero capito cosa sia una blockchain però mi sono fatto quest’idea: si crea un processo retroattivo di autenticazione di un dato o di un oggetto basato su una struttura ad anelli concatenati che garantirà più autenticità e valore quanto più sarà lunga. Il paradigma della blockchain è attualmente alla base del processo di digitalizzazione, che a sua volta sta coinvolgendo ogni aspetto delle nostre vite e della nostra società.

Armageddon (1998), Michael Bay

 Intendo dire che non sono molti gli italiani che quando Conte andò in tv ad annunciare il colpo di Stato si insospettirono per l’utilizzo di una frivola pratica social, l’hashtag #restateacasa, come strategia salvifica contro la fine del mondo. Non pretendevamo la grandeur di due shuttle nominati “Indipendenza” e “Libertà“, con un equipaggio di granatieri astronauti, ma nemmeno la pochezza di un video monetizzabile e un paio di link di affiliazione con Big Pharma e il Quarto Reich europeo.

Ro.Go.Pa.G. (1963), episodio diretto da Pier Paolo Pasolini

Abbandonai la resistenza intellettuale che stavo esprimendo attraverso il blog “Vi sto cercando, ma voi trovatemi” perché davvero pensavo la misura fosse colma, e non solo per me, per tutti gli italiani, e sul serio rimanesse solo la guerra civile, o di liberazione, e diamine mi sarei fatto trovare pronto. Questo accadeva l’8 aprile del 2021, cioè 10 mesi fa.
Questo significa almeno due cose: una che sicuramente mi ero sbagliato, e parecchio, nel valutare la sete di giustizia e di libertà dei miei connazionali e due, che tutto quello che avevo studiato a scuola, letto sui libri o visto al cinema, sugli esordi di una rivoluzione, fosse sì ispirato a una storia vera ma molto, molto più romanzato di quello che mi aspettassi.

Bleed for This (2016), Ben Younger

Nell’antica lingua, che solo i draghi conoscono, ogni cosa ha un nome autentico e conoscere il nome di qualcosa in lingua dei draghi significa avere il completo potere su di essa. Io non so se questo Draghi vi parli nell’antica lingua – sembra di sì – ma io che siete idioti ve lo dico in italiano.

All the President's Men (1976), Alan J. Pakula

Credo di aver dato non più di cinque o sei esami di economia, tutti con preparazione e risultati mediocri. Trovo insopportabilmente noiosa la burocrazia, anche e soprattutto nella sua declinazione economica di fisco e contabilità. Questo per chiarire che sto scrivendo dal bancone di un bar, anzi no perché non ho il nazipass, sto scrivendo dal bordo di una strada, come un uomo della strada: il mio livello di conoscenze economiche è “stradale”.

Rounders (1998), John Dahl

Suona come un’aporia, come parecchie cose da due anni in qua, ma quello che sai di non sapere è infinitamente più importante di quello che non sai e basta. Quello che sai di non sapere ti permette di dubitare, verso te stesso e verso l’esterno, mantiene desta la volontà di acquisire ulteriori informazioni, stabilire connessioni logiche e/o di causa-effetto e costruire una visione di insieme su una situazione. Quello che sai di non sapere è alla base del dubbio, che è alla base del pensiero critico, che è alla base del pensiero scientifico ecc. ecc.

Il mio nome è Nessuno (1973), Tonino Valeri

La vicenda dei due pesciolini è una delle tante spiegazioni a cui mi sono aggrappato per comprendere il comportamento degli italiani, e in particolare il motivo per cui non si ribellino, non reagiscano, non disobbediscano e perché, dopo due anni due, ancora supportino e collaborino alle evidenti ingiustizie a danno dei loro fratelli e sorelle. E sì, prima di fare predicozzi mi interrogo sempre, perché voglio razzolare bene, e quindi mi sto chiedendo anche ora se io stesso abbia fatto la mia parte, se abbia davvero fatto tutto quello che potevo per oppormi a questa merda che ho visto arrivare dal primo momento. E la risposta non mi piace, perché nei fatti e nelle azioni non ho ottenuto nessun risultato. Non ho fatto nulla, per gli altri, non ho conseguito nulla. La risposta è NO.

The Third Man (1949), Carol Reed

Su questi tre pregiudizi, che Saunders stesso, nel prosieguo del discorso, definisce intellettualmente riconoscibili da ognuno di noi ma troppo viscerali per non dare loro la priorità e quindi “vivere di pancia”, fa leva come un piede di porco tutta la retorica progressista, buonista, atlantista, globalista, propagandistica, davosiana, DEMagocica, in cui ancora si dibattono le capacità cognitive di gran parte degli italiani dopo gli ultimi due anni di trattamento sanitario psicotropo, in cui la loro identità civica è stata ridotta a un grumo di ipocrita indignazione e irrazionale paranoia da puntare come un forcone verso la strega di turno.

Les invasions barbares (2003), Denys Arcand

I nomi e i cognomi ormai li sanno tutti, così come si conosce la sfera semantica a cui attingere per definirli: atlantisti, globalisti, liberisti, DEM come democratici nell’accezione partitica, sovranazionali e multinazionali, élite e gruppi finanziari, potentati esteri e interessi capitalistici, transumanesimo, nuovo ordine mondiale, great reset, davosiani ecc. Quello che vorrei davvero capire è chi è questa gente nella testa, che tipo di persona, e in che modo, può finire per comportarsi così? Quali motivi ha quella persona, o quanto è manipolata, per compiere un atto come annullare un corso su Dostoevskij all’università o mettere un drappo nero su una scultura rinascimentale in una piazza italiana?

Lenny Bruce: Swear to Tell the Truth (1998), Robert B. Weide

Come districarsi nella pervasiva e onnipresente finzione di verità attraverso gli strumenti del pensiero critico, dell’esercizio del dubbio, del quadrato di veridizione e infine del potente e infallibile test WONKA. Parto dal punto più fermo: la verità esiste. Ma esiste solo per chi la vuole. E chi la vuole la cerca. E chi la cerca si accolla la fatica della ricerca. E la fatica, specialmente senza ritorno pratico, non piace a nessuno, è sprecata.

Green Book (2018), Peter Farrelly

Paradosso della tolleranza di Popper: non è tolleranza la tolleranza degli intolleranti. È di nuovo quell’ideologia di controllo che i più chiamano “buonismo” e che è una banalizzazione infantile di qualsiasi situazione complessa, atta a fornire alle masse una contrapposizione manichea in cui sia evidente la posizione del “bene” rispetto a quella del “male”. Alle masse è richiesto di fare il tifo per una posizione, non di prendere una posizione con l’informazione e l’analisi.

Equilibrium (2002), Kurt Wimmer

È un tentativo più idiota della finta dicotomia condizionatore-pace di Draghi o di Di Maio ministro degli Esteri: la Storia non è la cronologia di un browser. E anche se trovassero il modo di cancellare tutta la cronologia di tutti i browser rimarrebbero angoli del web con le informazioni necessarie per dubitare e comprendere. Il democratidiotismo globalizzante che sta svaccando il mondo mi sembra non abbia capito proprio questo: un gregge aggressivo è un branco.

12 Angry Men (1957), Sidney Lumet

Dall’inizio del processo è passato un mese e nella mia personalissima inchiesta sullo stato ontologico attuale della categoria della verità nel mondo occidentale, be’, siamo messi male, peggio della stampa italiana nella classifica di libertà di stampa, peggio del tasso di analfabetismo funzionale tra gli italiani e peggio… insomma avete capito.

Skyfall (2012), Sam Mendes

Questo dovrebbe essere il P.N.R.R., altro che resilienza e ripresa, resipiscenza e responsabilità, ecco le parole chiave. Un no-vax, un no-green pass o un filoputiniano, scegliete voi, è una persona che ha dimostrato nei fatti di non subire la seduzione del potere ed essere in grado di accettare le responsabilità delle proprie azioni. Queste persone potrebbero vendicare il tradimento degli ordini professionali che hanno svuotato di deontologia le categorie, facendo in modo che quando abbiamo avuto più bisogno di medici, giudici e giornalisti ci ritrovassimo con una pletora di volgari manutengoli piegati al potere e manovrabili come burattini.

The Godfather (1972), Francis Ford Coppola

Qual è la cosa giusta da fare? Per quanto sia gratificante continuare a insultare gli italiani che hanno stretto le chiappe dopo averlo preso in culo e ora camminano comprensibilmente in modo scomposto lanciando anatemi sui novax-nogreenpass-putiniani, che invece volteggiano leggiadri e analmente vergini dentro alla prima speciazione migliorativa nell’evoluzione umana, dicevo, per quanto sia gratificante, è comunque inutile e bisogna guardare al futuro, o cercare di immaginarlo.

After Life (2019-2022), Ricky Gervais

Per me è tutto qui, consegnare lo status di risvegliato a più gente possibile fino a che ne ho la possibilità, e alla storia – che siamo noi, direbbe De Gregori – e come se fosse un seme, sperare che germogli, si sviluppi e diventi una tenera piantina.

Out of Sight (1998), Steven Soderbergh

Un astensionista è uno che non vota come un no-vax è uno che non si vaccina: leggi, è un cazzo di eroe. I non voti degli astensionisti non vanno né ai partiti antisistema né ai partiti soliti. Un non voto di un astensionista non perpetua il sistema né lo danneggia. Un non-voto fa la stessa cosa che fa un voto, cioè niente. Piantatela di rompere i coglioni. Volete il mio voto? Mettete sul simbolo o almeno nel programma la testa di Draghi, o Speranza, o Conte, su una picca e io vi porto il voto e la picca stessa. 150.000 morti reclamano giustizia, non elezioni. O almeno le Furie.

Taboo (2017), Chips Hardy, Tom Hardy, Steven Knight

E da questo punto di vista – che sicuramente sarà sbagliato – non emerge forse il dubbio estremamente concreto che il vero spauracchio del sistema sia proprio l’astensionismo? Il sospetto nasce dalla solita circostanza che è garanzia quasi assoluta di presenza di “marcio in Danimarca”: ti attribuiranno fin dal primo momento le loro colpe, i loro difetti e soprattutto la responsabilità, meglio la reità, delle loro paure.

The Green Mile (1999), Frank Darabont

Qui, in mezzo a voi, c’è gente che il conto l’ha pagato rimettendoci il lavoro, la famiglia, gli amici, la posizione sociale. E queste persone, ora, credete che siano quelle garrule e sorridenti che ripartono dai vecchi clienti con nuovo entusiasmo o si ricaricano di energia riprendendo a viaggiare (e a postare sui social) oppure si dedicano al quiet quitting? Davvero nella vostra testa questa gente dovrebbe riprendere a obbedire alle vostre regole e forme come se niente fosse, come se non sapesse chi siete veramente?

No Country for Old Men (2007), Joel and Ethan Coen

Questa gente vive nel merdaverso. E siccome il loro merdaverso è più grande del mio piccolo giardino segreto di dubbio e critica, il metaverso è la realtà e io un disagiato. Il problema è che la gente vota dal merdaverso, produce nel merdaverso, cresce i propri figli nel merdaverso e alle nuove generazioni insegna a vivere nel merdaverso, e il merdaverso diventa sempre più reale perché la sua espansione è a macchia d’olio, al contrario della verità che invece si rinviene tramite costosa e pericolosa esplorazione.

Yellowstone (2018-2023), John Linson, Taylor Sheridan

La finestra di Overton è il nome più professionale di quello che a Sanremo, culla della neolingua italiana, chiamerebbero “principio della rana bollita”. Il cuore concettuale di entrambe le nozioni è lo stesso: una percezione parziale oppure un’introduzione di informazioni graduale e differita rendono possibile far accettare a un soggetto, o a una società, valori e norme in precedenza assolutamente inaccettabili perché distanti e contrarie alla morale più diffusa e condivisa.

Life of Brian (1979), Monty Python

L’intento della woke parrebbe creare barocche istanze sociali ancorandole a minoranze e diritti talmente di nicchia da dover contestualmente anche creare una coscienza comunitaria interna e poi sfruttare le rivendicazioni della minoranza appena creata per raccogliere consenso e, posso immaginare, dirottare l’attenzione pubblica da altri temi. A me che sono semiotico questo modo di fare ricorda un’altra così: il mito. La funzione del mito – e anche la religione è mitologia, vale la pena ricordarlo – è quella di creare una narrazione “sopra” una verità fattuale o storica che svolga una funzione legittimante ex ante a vantaggio di un gruppo o di un’autorità nel presente. 

The Hustler (1961), Robert Rossen

Non sarà che in 2300 anni, mentre la scienza e la società compivano immensi balzi in avanti trascinando la specie umana verso la realizzazione delle sue prerogative di fratellanza, uguaglianza e giustizia e bla bla bla, non è che invece, parallelamente, l’individuo perdeva per inibizione o pigrizia le qualità fondanti determinanti il suo status di essere umano: cose tipo l’etica, la compassione, la solidarietà, la logica, l’orgoglio e il rispetto di sé e degli altri?

The Truman Show (1998), Peter Weir

Quando al bar andavo veramente erano gli anni Novanta, e nel mio barettino di elezione c’era ancora un flipper. Di quelli che ora sono roba per collezionisti. Così mentre scrivo questo post mi sono ritrovato anche a guardare il vecchio flipper e, come un campanile di Proust, l’ho utilizzato in un’analogia. Il sistema economico italiano è un po’ come un flipper, con un gettone datoci dal barista acquistiamo tre palline di acciaio che sono come il denaro e lo immettiamo in gioco, una pallina alla volta.

Adaptation. (2002), Spike Jonze

Una gigantesca cortina di menzogne atta a oscurare, mistificare, ingannare, intimorire e distrarre le persone e ad alimentare in loro l’illusione di stare vivendo in piena consapevolezza e libertà mentre, in verità e realtà, stanno solo eseguendo una vita che è un programma scritto da altri. Questo è stato il modo migliore per portare gli uomini a fare le cose che fanno senza sapere cosa stiano facendo. Se davvero vi fermaste a riflettere su una qualsiasi delle azioni, anche banali, che compiete ogni giorno scoprireste che non c’è nessun, NESSUN movente logico o razionale che la renda comprensibile, figuriamoci doverosa!

Field of Dreams (1989), Phil Alden Robinson

Se non servisse a pagare cose e servizi? Se ci sbagliassimo sulla sua funzione? Se il denaro non fosse solo un tagliando di debito convenuto con un valore simbolico per le nostre transazioni? Se non fosse un “pagherò” senza fine di cui nessuno ricorda più l’emittente originario? Se fosse, invece, un dispositivo relazionale creato per permettere alle persone di relazionarsi tra loro in una struttura sociale ordinata? Anzi, se fosse l’unico strumento lasciato alle persone per instaurare i rapporti interpersonali, tutti uguali e gioco forza utili al mantenimento del sistema?

All contents by Daniele Prati and licensed under Creative Commons CC BY 4.0.

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