Blog indipendente di critica sugli artifizi semantici del regime. Fino a che significherà qualcosa, l’autore invoca la protezione dell’art. 21 della Costituzione Italiana.

La verità è un caffè sospeso

Come la svalutazione programmatica della conoscenza originata nei luoghi di aggregazione tramite le relazioni interpersonali abbia atrofizzato le capacità cognitive del cittadino medio, disabilitandogli le funzioni più semplici di giudizio e discernimento. O, in parole da bar, come i media ti hanno sconnesso dalla realtà e ti facciano vivere nel merdaverso, o ancora più diretto, come fossi più informato e intelligente quando sparavi cazzate giocando a carte con i tuoi amici strambi.

19 dicembre 2022

Essendo io partito dal titolo a scrivere questo pezzo, e quindi avendo in testa parole come caffè, sfera pubblica, opinione e comunicazione di massa, sono finito dritto in Habermas, senza passare nemmeno da quella Storia e critica dell’opinione pubblica che è sepolto in questa libreria dagli anni dell’università.

Invece sono andato sul web e in due secondi netti ecco qui la fonte da cui estraggo questo brano: “Nel corso dell’Ottocento – con l’aiuto dei libri e dei giornali di massa – abbiamo visto nascere delle sfere pubbliche nazionali dove l’attenzione di un numero indefinito di persone poteva applicarsi simultaneamente sugli stessi identici problemi. Questo però non dipendeva dal livello tecnico con cui i dati erano moltiplicati, distribuiti, accelerati, resi durevoli. Si tratta, in fondo, degli stessi movimenti centrifughi che avvengono anche oggi nel web. Piuttosto, la sfera pubblica classica nasceva dal fatto che l’attenzione di un anonimo pubblico di cittadini veniva “concentrata“ su poche questioni politicamente importanti che si trattava di regolare. Questo è ciò che la rete non sa produrre: anzi la rete, al contrario, distrae e disperde. Pensi per esempio ai mille portali che nascono ogni giorno: per i collezionisti di francobolli, per gli studiosi di diritto costituzionale europeo, per i gruppi di coscienza degli ex-alcolizzati. Nel mare magnum dei rumori digitali queste comunità comunicative sono come arcipelaghi dispersi: ce ne saranno miliardi. Ciò che manca a questi spazi comunicativi (chiusi in se stessi) è il collante inclusivo, la forza inclusoria di una sfera pubblica che evidenzi quali cose sono davvero importanti. Per creare questa “concentrazione” occorre prima saper scegliere – conoscere e commentare – i temi, i contributi e le informazioni che sono pertinenti. Insomma, anche nel mare magnum dei rumori digitali non dovrebbero andare perse quelle competenze del buon vecchio giornalismo che sono oggi non meno indispensabili di ieri.

Guarda questa foto, coglione, che sono sicuro oggi avrai condiviso, commentato, quanto meno visto e rivisto sugli schermi di tutti i tuoi dispositivi. E pure io, sia chiaro. Ma tu ogni volta ci avrai visto sempre la stessa cosa.

Se fossimo stati al bar, come facevamo prima, e avessimo appena visto la partita insieme o stessimo sfogliando la Gazzetta sul frigo dei gelati, per esempio, mi sentiresti dire una cosa così: “Ma guarda te se per far giocare a pallone nel deserto quattro miliardari dovevano morire almeno 6000 operai. Nessuno si è chiesto se portavano la mascherina mentre schiattavano per farci vedere dal divano Messi alzare un pezzo d’oro indossando una vestaglia da attore porno, diocane.”
Ma questa conversazione non è avvenuta, perché per quel che mi riguarda negli ultimi tre anni non sono potuto entrare nel bar dove andavi tu con la mascherina e il QR code e anche ora, potendoci andare, non credo che riuscirei a raggiungere il tuo ipotalamo galleggiante nella merda di Pfizer.

E quindi, morale della favola, io continuo a esercitare la diabolica capacità di formarmi una coscienza sulla realtà basata sul confronto, il dubbio e il dibattito, seppure all’interno di me stesso o nelle righe di blog come questo e TU, brava pecora ubbidiente, vai in un qualsiasi bar che ha appena finito di discriminare il pubblico con un pass bestiale a prenderti un caffè come hai sempre fatto e potrai continuare a fare grazie al fatto che sei stato bravo e ubbidiente e, cosa più importante di tutte, che è giusto che abbia vinto Messi anche se a te piaceva più Cristiano.

La volontà, e di conseguenza la libera scelta, del cittadino di uno Stato democratico occidentale è una narrazione iniettata direttamente nel suo cervello rettile e che valica il confine tra realtà e finzione grazie alla mera forza quantitativa degli idioti apatici come lui che hanno rinunciato a capire quello che gli sta dicendo questo tizio strano appoggiato al frigo dei gelati.

Questa gente vive nel merdaverso. E siccome il loro merdaverso è più grande del mio piccolo giardino segreto di dubbio e critica, il metaverso è la realtà e io un disagiato. Il problema è che la gente vota dal merdaverso, produce nel merdaverso, cresce i propri figli nel merdaverso e alle nuove generazioni insegna a vivere nel merdaverso, e il merdaverso diventa sempre più reale perché la sua espansione è a macchia d’olio, al contrario della verità che invece si rinviene tramite costosa e pericolosa esplorazione.

Ed eccomi qui, davanti a questo monitor a scrivere di un caffè che ho ricominciato a prendere al bar solo di recente, ma frettolosamente, come un rituale vuoto. La barista, da dietro un plexiglass, mi ha chiesto se intendessi pagare con la carta o con i contanti. Mi sono guardato attorno, ma nessuno ha ricambiato il mio sguardo interrogativo. Deduco che non ci sia nulla di strano neanche in questo.

Ho pagato con gli spiccioli che avevo in tasca e ho pagato un caffè in più. La barista mi ha guardato perplessa con il cervello rettile aperto e a pieno regime. Nonostante questo, con il cervello rettile non c’è arrivata.
Ho dovuto spiegare: me ne ha parlato un amico meridionale una volta, a Napoli lo fanno, si chiama “caffè sospeso”.
Ha già formulato internamente più dubbi e perplessità su un caffé da 1,20 euro senza proprietario che sull’opportunità di introdurre nel proprio corpo tre o quattro dosi di una sostanza sperimentale tossica o sul fatto di selezionare da tre anni la propria stessa clientela su questa base.
E questo è tutto.

Comunque, se capiti, c’è un caffè per te al bar. Con i miei complimenti.

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