Chi vi scrive conosce la verità, praticamente su tutto, e non perché sia l’eletto, il depositario prescelto o abbia ricevuto l’illuminazione da un’entità superiore. Conosce la verità perché la verità è un processo e un percorso, la verità è la ricerca della verità, e volerla e saperla sono la stessa cosa. Simone Weil sosteneva che la verità sono i pensieri di una persona libera, coraggiosa e intelligente, scevra di ogni pregiudizio e disposta a ragionare in modo logico e disinteressato per comprendere la bellezza della realtà. La verità è quello che qualcuno di noi è in grado di pensare. Appunto un processo, un ragionamento morale, una decenza cognitiva, qualcosa che continua a esserci perché esterna a noi, ma non metafisica, e dentro di noi, perché un processo interiore. Fino a che ci sarà qualcuno in grado di raggiungerla la verità non sparirà: il democratidiotismo globalizzante che sta svaccando il mondo mi sembra non abbia capito proprio questo.
In ogni caso, negli ultimi due anni, molta gente è stata spinta verso la verità, nella direzione opposta – ostinata e contraria – al gregge, e ora nella sola Italia ci sono 5-6 milioni di persone che hanno la verità e sanno dove trovarla. E se consideriamo tutto il mondo arriviamo probabilmente a quattro? miliardi persone in grado di sapere la verità: non una verità alternativa, né una contrapposta, né una tra le tante, l’unica Verità, proteiforme ma coerente, inerentemente coesa, immutabile e cangiante, quella con la “V” maiuscola, in parole povere.