Blog indipendente di critica sugli artifizi semantici del regime. Fino a che significherà qualcosa, l’autore invoca la protezione dell’art. 21 della Costituzione Italiana.
Come può accadere che un gruppo di persone, pur di straordinario successo, possa pensare di arrogarsi il diritto di conformare alla propria idea la vita di tutta la specie e del pianeta intero, e plasmare l’esistenza della totalità dei loro simili sulla base di una peculiare visione del mondo?
Da quando sono un complottista, nemico della società civile e da essa vessato e perseguitato, ho incominciato effettivamente a cercare di capire chi sia questa “società civile” e quale sia il complotto di cui mi sono ritrovato mio malgrado oppositore (mi sembra il minimo dell’educazione). Ed è comunque carino presentarsi a incontri clandestini sapendo fornire il nome di coloro con cui si è in disaccordo. Ho incominciato a tracciare un profilo di questa “gente” in Il dito della mano invisibile che ci tiene per le palle, A seguire i soldi sono buoni tutti e infine in La verità della Storia e la storia della verità, per quel che riguarda in particolare la vicenda ucraina.
I nomi e i cognomi ormai li sanno tutti, così come si conosce la sfera semantica a cui attingere per definirli: atlantisti, globalisti, liberisti, DEM come democratici, sovranazionali e multinazionali, élite e gruppi finanziari, potentati esteri e interessi capitalistici, transumanesimo, nuovo ordine mondiale, great reset, davosiani ecc.
Quello che vorrei davvero capire è però chi è questa gente nella testa, quale tipo di persona, e in che modo, può finire per comportarsi così? Quali motivi ha quella persona, o quanto è manipolata, per compiere un atto come annullare un corso su Dostoevskij all’università o mettere un drappo nero su una scultura rinascimentale in una piazza italiana?
Ogni tanto (ma non in questo momento, sic!) riesce a emergere in rete una lezione di Ugo Mattei che illustra le condizioni che hanno reso possibile a questa specie di gigantesca Inquisizione ecumenica di ergersi ad autorità su tutto il mondo fisico, e c’è anche una più prosaica canzone di protesta dei Five Times August che invece critica l’apparato semantico di mistificazione e ribaltamento utilizzato dalla stessa.
Se uno di questi dell’Inquisizione fosse mio amico, o almeno ex-amico con cui si può ancora dialogare, gli chiederei perché le altre persone dovrebbero vivere nel modo che indica lui? Perché dovrebbero volere quello che vuole lui, o ancora peggio volere solo quello che può concedere loro in quanto funzionale al mantenimento del suo privilegio, del suo status e della sua ricchezza? Perché la mia unica opzione dovrebbe essere stare al mondo con l’obiettivo di ottenere quello che ha lui e diventare come lui? Si nutre di invidia sociale e prospera sulla forza lavoro che genera chi lo rincorre? Perché sono più minaccioso se fondo la mia vita su valori di uguaglianza, fratellanza, altruismo e libertà, invece che accomodarmi in una carriera qualunque?
Questa “persona” non crea pregiudizi e nemici solo perché il primo pregiudizio è il suo, ed è quello di considerarsi migliore degli altri, e il primo nemico è chi può giocare anche se si porta via il pallone? Questa dottrina del “buonismo”, che è il braccio armato psicologico della sua società, non ha forse la sola funzione di isolare, indebolire e far aggredire dal tribunale dell’opinione pubblica i Galileo che ambiscono a pensare liberamente o, ancora peggio, ad autodeterminarsi con il pensiero razionale? È per questo che li chiamano “i migliori” e la loro crociata è sorretta da una fede manierista in cui il bene diventa “buonismo”? Non c’è nessuna nuova Gerusalemme da conquistare, né un Sisifo veramente felice dietro al masso, non siamo tutti uguali e ciò non è né bene né male, non esiste un’opinione più vera di un’altra (per fortuna!), esistono opinioni e pure le verità, su cui potrete esercitare anche un 95% di controllo con menzogne e manipolazione, ma su cui non avrete mai il controllo totale. Infine, non tutti gli uomini hanno il cartellino del prezzo.
Forse all’inizio eravate animati da buone intenzioni, che so i primi massoni probabilmente erano veramente patrioti e filosofi, ma a questo punto come fate a non riconoscere la corruzione e la malvagità che si è insinuata nelle vostre azioni? Attraverso, immagino, la comunicazione di massa in un mondo globalizzato avete forse creduto di poter scambiare il consenso in legittimazione, facendo della democrazia solo un altro mercato a cui applicare le più recenti strategie di marketing? Anzi, più che marketing, direi che è un’operazione mitopoietica, come fu per gli antichi romani farsi discendere dai Troiani per legittimare l’assimilazione violenta della cultura greca. È così che fate, è per quello che i vostri “crociati” condannano all’istante certi atti come se violassero regole superiori assolute, mentre in realtà si limitano a utilizzare categorie di pensiero preconfezionate. Credete a una favola mascherata da Storia – con radici così lontane nel tempo, e a dire il vero anche così confuse – solo perché non potrebbe essere arrivata a voi intonsa, qui e ora, nella sua confezione di verità, dopo avere attraversato gli oceani del tempo.
Be’, vi do una brutta notizia: si chiama anche tradizione, a volte retaggio, altre radici, o identità, altre nazionalismo o qualche altro termine in -ismo, anche cultura, perfino Storia, ma è sempre, sempre, un racconto menzognero atto a farvi ritenere veritiero il racconto che vi stanno facendo.
Nessuno di noi, o almeno io no di sicuro, sa come opporsi a una barbarie che si percepisce come civiltà: il divario di convinzione e motivazione è troppo grande. Loro si percepiscono come il legittimo avanzamento dell’umanità e tu, d’altro canto, consideri razionalmente e criticamente qualsiasi evento assumendoti le responsabilità anche indirette connesse ad esso.
I greci consideravano i romani dei barbari e i romani assimilarono i greci dando vita a una civiltà superiore in cui i “barbari” divennero gli stranieri, gli altri. I greci non riuscirono a salvare la loro civiltà dai barbari. Mi piace pensare che sapessero che il ciclo si sarebbe ripetuto e per questo non ci abbiano nemmeno provato, tanto anche i romani avrebbero vissuto la stessa situazione, prima o poi. Credo sapessero di essere nella fase declinante della propria vicenda. Mi sento come quell’antico greco che non seppe o volle opporsi ai romani nel momento in cui, secoli dopo, i barbari saranno alle porte di Roma. I russi, i sovranisti uniti, i musulmani, i cinesi, gli eserciti dei paesi del BRIC, non importa chi assumerà il ruolo dell’orda barbarica ma spero arrivi presto, e con la convinzione necessaria, a dare il pietoso colpo di grazia alla declinante civiltà liberista-occidentale-globalizzata-atlantista o comunque vogliate chiamarla, per consegnarla prima alla Storia e poi al mito della prossima civiltà. Mi assegno il ruolo della consegna delle chiavi.
Sempre che questa non sia invece l’ultima civiltà umana e la fine della Storia, ovviamente.
Il mito di Sisifo, Albert Camus.
Del declinare del mondo, Beniamino Di Dario.
Parable of the Sower, Octavia E. Butler.
Monologo (YouTube) da Il cavallo di Torino.
Anti-Fascist Blues, Five Times August.
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