Blog indipendente di critica sugli artifizi semantici del regime. Fino a che significherà qualcosa, l’autore invoca la protezione dell’art. 21 della Costituzione Italiana.

Gli spacconi della Storia

Perché 2300 anni fa quel perdigiorno di Diogene, senza neanche reddito di cittadinanza e sdraiato in una botte sul marciapiede, poteva permettersi di togliersi di torno Alessandro Magno come un bimbominkia qualsiasi e un italiano nel 2023 sente l’esigenza di trascinare fuori il cane come pretesto o di scriversi un’autocertificazione per giustificare a uno sbirro la propria presenza sullo stesso marciapiede?

1 maggio 2023

Facciamo che la capacità di ognuno di noi di comprendere le cose del mondo sia aumentata di pari passo con l’evoluzione e, parimenti, le stesse cose fondamentali del mondo siano rimaste invariate dal momento che dal punto di vista biologico ognuno di noi è come un greco o un cinese di 2000 anni fa, ok? Allora, se il progresso e l’evoluzione hanno reso l’uomo e la sua vita migliori, se le conoscenze e le comodità sono aumentate e se, come ci si potrebbe aspettare, l’intelligenza e la coscienza si sono sviluppate nello stesso modo, perché chiunque dotato di abbastanza denaro e di influenza e dell’ambizione di diventare un dio, può pensare ed effettivamente imporre a milioni di persone la propria volontà, oggi come 2000 anni fa? Perché non siamo tutti Diogene e invece di rispondere semplicemente “levati dal sole imbecille” continuiamo a obbedire remissivi all’Alessandro Magno di turno? 

Non sarà che in 2300 anni, mentre la scienza e la società compivano immensi balzi in avanti trascinando la specie umana verso la realizzazione delle sue prerogative di fratellanza, uguaglianza e giustizia e bla bla bla, non è che invece, parallelamente, l’individuo perdeva per inibizione o pigrizia le qualità fondanti determinanti il suo status di essere umano: cose tipo l’etica, la compassione, la solidarietà, la logica, l’orgoglio e il rispetto di sé e degli altri?

Non è che ci siamo ingannati e ci siamo cullati nell’autocompiacimento illusorio di essere su una strada tesa verso l’orizzonte futuro dell’uomo super sapiens o quello che è, ed invece siamo in una spirale peggiorativa puntata in basso che reitera e amplifica a ogni ciclo i difetti e le manchevolezze congenite della specie? Chiedo per un amico, eh.

Non è che riesco a darmi molte altre spiegazioni: o voglio pensare che la Storia sia una cospirazione lunga 3000 anni ordita da una élite per sfruttare in eterno la razza umana a proprio vantaggio oppure voglio pensare che l’evoluzione e la Storia non siano un processo lineare di avanzamento e miglioramento verso un lieto fine, bensì la rielaborazione degli stessi fattori nella trita e ritrita soluzione: un ristretto gruppo umani che si arroga una presunta superiorità e trova il modo di esercitarla sugli altri esseri umani.

Assumendo per buona quest’ottica siamo nella migliore delle ipotesi fermi al palo da 3000 anni a rimettere in scena la stessa Storia in cui una minoranza di esseri umani si organizza in qualche forma mistificatoria per guidare la stragrande maggioranza dei loro simili, basandosi unicamente sul pregiudizio di essere gli eletti, i migliori, i prescelti. Portatemi un solo esempio di fatto storico che non abbia questa dinamica alla sua base? Uno. 

Ora mi spiego perché annaspo da sempre nell’incertezza ogni volta che mi chiedo se la Storia SI È RIPETUTA perché non abbiamo imparato niente o se NON SI È RIPETUTA perché abbiamo imparato dai nostri errori. Nessuna delle due. Aveva ragione Benjamin, semplicemente succede l’unica cosa che può succedere.

A pensarci bene è consolatorio però, quasi dolce, per me e quelli come me. Accettare questa situazione e smettere di sentire la responsabilità del miglioramento e della sopravvivenza della specie proprio perché smettere di essere umani come lo intende la maggioranza è paradossalmente l’unico modo in cui si può spingere avanti l’umanità verso se stessa. 

È solo una bella sensazione, e sicuramente ingannevole, ma ora mentre scrivo la fine di questo articolo mi sento parte di un gruppo di esseri umani che si passa il testimone dall’inizio, senza nemmeno conoscersi e nemmeno la certezza che ci sarà qualcuno a raccogliere quel testimone. Un gruppo silenzioso che si tiene per mano per assistere allo spettacolo del cielo che va chiudendosi di nuovo.

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