Blog indipendente e libero di denuncia e resistenza verso i crimini semantici della propaganda di regime
In pratica ogni articolo di DisSENSO riporta la citazione di una scena di un qualche film che, in qualche modo, ha corroborato, amplificato o illustrato il concetto espresso con le parole. In questa sezione di DisSENSO ho quindi pensato di raccogliere tutte quelle scene e dare vita a un’antologia di lezioni (sprecate) di vita impartitemi dal cinema.
La finestra di Overton è il nome più professionale di quello che a Sanremo, culla della neolingua italiana, chiamerebbero “principio della rana bollita”. Il cuore concettuale di entrambe le nozioni è lo stesso: una percezione parziale oppure un’introduzione di informazioni graduale e differita rendono possibile far accettare a un soggetto, o a una società, valori e norme in precedenza assolutamente inaccettabili perché distanti e contrarie alla morale più diffusa e condivisa.
Questa gente vive nel merdaverso. E siccome il loro merdaverso è più grande del mio piccolo giardino segreto di dubbio e critica, il metaverso è la realtà e io un disagiato. Il problema è che la gente vota dal merdaverso, produce nel merdaverso, cresce i propri figli nel merdaverso e alle nuove generazioni insegna a vivere nel merdaverso, e il merdaverso diventa sempre più reale perché la sua espansione è a macchia d’olio, al contrario della verità che invece si rinviene tramite costosa e pericolosa esplorazione.
Qui, in mezzo a voi, c’è gente che il conto l’ha pagato rimettendoci il lavoro, la famiglia, gli amici, la posizione sociale. E queste persone, ora, credete che siano quelle garrule e sorridenti che ripartono dai vecchi clienti con nuovo entusiasmo o si ricaricano di energia riprendendo a viaggiare (e a postare sui social) oppure si dedicano al quiet quitting? Davvero nella vostra testa questa gente dovrebbe riprendere a obbedire alle vostre regole e forme come se niente fosse, come se non sapesse chi siete veramente?
E da questo punto di vista – che sicuramente sarà sbagliato – non emerge forse il dubbio estremamente concreto che il vero spauracchio del sistema sia proprio l’astensionismo? Il sospetto nasce dalla solita circostanza che è garanzia quasi assoluta di presenza di “marcio in Danimarca”: ti attribuiranno fin dal primo momento le loro colpe, i loro difetti e soprattutto la responsabilità, meglio la reità, delle loro paure.
Un astensionista è uno che non vota come un no-vax è uno che non si vaccina: leggi, è un cazzo di eroe. I non voti degli astensionisti non vanno né ai partiti antisistema né ai partiti soliti. Un non voto di un astensionista non perpetua il sistema né lo danneggia. Un non-voto fa la stessa cosa che fa un voto, cioè niente. Piantatela di rompere i coglioni. Volete il mio voto? Mettete sul simbolo o almeno nel programma la testa di Draghi, o Speranza, o Conte, su una picca e io vi porto il voto e la picca stessa. 150.000 morti reclamano giustizia, non elezioni. O almeno le Furie.
Qual è la cosa giusta da fare? Per quanto sia gratificante continuare a insultare gli italiani che hanno stretto le chiappe dopo averlo preso in culo e ora camminano comprensibilmente in modo scomposto lanciando anatemi sui novax-nogreenpass-putiniani, che invece volteggiano leggiadri e analmente vergini dentro alla prima speciazione migliorativa nell’evoluzione umana, dicevo, per quanto sia gratificante, è comunque inutile e bisogna guardare al futuro, o cercare di immaginarlo.
Questo dovrebbe essere il P.N.R.R., altro che resilienza e ripresa, resipiscenza e responsabilità, ecco le parole chiave. Un no-vax, un no-green pass o un filoputiniano, scegliete voi, è una persona che ha dimostrato nei fatti di non subire la seduzione del potere ed essere in grado di accettare le responsabilità delle proprie azioni. Queste persone potrebbero vendicare il tradimento degli ordini professionali che hanno svuotato di deontologia le categorie, facendo in modo che quando abbiamo avuto più bisogno di medici, giudici e giornalisti ci ritrovassimo con una pletora di volgari manutengoli piegati al potere e manovrabili come burattini.
Dall’inizio del processo è passato un mese e nella mia personalissima inchiesta sullo stato ontologico attuale della categoria della verità nel mondo occidentale, be’, siamo messi male, peggio della stampa italiana nella classifica di libertà di stampa, peggio del tasso di analfabetismo funzionale tra gli italiani e peggio… insomma avete capito.
È un tentativo più idiota della finta dicotomia condizionatore-pace di Draghi o di Di Maio ministro degli Esteri: la Storia non è la cronologia di un browser. E anche se trovassero il modo di cancellare tutta la cronologia di tutti i browser rimarrebbero angoli del web con le informazioni necessarie per dubitare e comprendere. Il democratidiotismo globalizzante che sta svaccando il mondo mi sembra non abbia capito proprio questo: un gregge aggressivo è un branco.